domenica 27 maggio 2012

I PERCHE' DI UNA SCONFITTA

Intervista pubblicata dal Quotidiano di Basilicata, di Pierantonio Lutrelli

POLICORO - La sconfitta del centrosinistra alle amministrative a Policoro dopo il ballottaggio, è ancora una ferita aperta. Ne abbiamo parlato con Franco Labriola, rieletto ancora una volta tra i banchi della minoranza nel Pd. Abbiamo raccolto le analisi e le riflessioni di un uomo che si erge nella sinistra interna al partito. Con lui abbiamo discusso anche dello scioglimento, avvenuto ieri, della corrente regionale interna al Pd, animata dal consigliere regionale, Enzo Santochirico, di cui l'esponente politico policorese è da anni il suo braccio destro.






Consigliere Labriola, di nuovo all'opposizione, quali le ragioni della sconfitta?





«Prima di tutto, perdiamo noi, non vince Leone. Un pezzo del centro sinistra non ha condiviso la nostra proposta, risultata agli occhi dei cittadini, troppo autoreferenziale e conservatrice. Mi spiace per quanti hanno creduto in noi, ma non siamo stati capaci di presentare una proposta di governo, nel segno del cambiamento Radicale. Per questo un pezzo del nostro elettorato ha voluto credere nell’entusiasmo del gruppo dei Trenta».





Cosa pensa dei mille voti disgiunti che il vostro candidato sindaco, Gianluca Marrese, ha preso al primo turno?





«Si, quel dato è inequivocabile, dietro c’è la sofferenza di una grossa fetta di elettorato di centro sinistra che soffre le scelte autoreferenziali, frutto di posizionamenti di filiere che fanno a pugni con l’onda lunga di antipolitica. Bisogna riflettere da subito per correre ai ripari. Non siamo stati capaci di interpretare la richiesta di cambiamento nei metodi e nelle idee, per governare una città in movimento».





L'impressione è che la vostra proposta di governo sia passata per essere conservatrice e quella di Leone riformatrice. Concorda?





«Purtroppo i messaggi che sono passati nel corpo vivo della città sono questi. Non conta quello che uno è dal punto di vista culturale e politico. A noi è mancato il coraggio di rompere in modo netto con il passato. Leone è stato capace di rigenerarsi, pur essendo stato parte del fallimento politico-amministrativo, degli ultimi 15 anni di centrodestra. Non mi rassegno all’analisi semplicistica che Policoro è una città di centro destra. I fatti dimostrano che quando il centro sinistra ha rinunciato all’autoreferenzialità ed ha costruito una vera proposta di cambiamento, tenendo dentro, come è giusto che sia, anche l’ala sinistra della coalizione, ha vinto. Rifuggo dal pensiero unico che le elezioni si vincano al centro. Prima dell’apertura della campagna elettorale avevo detto a piu’ riprese che c’era bisogno di radicalismo e penso di non sbagliare se affermo che Leone in questa competizione elettorale è risultato radicale piu’ di noi. Lui non è certo un uomo di centro eppure ha vinto».





Cosa accadrà adesso nel Pd di Policoro?





«Penso che un gruppo dirigente che si rispetti, sappia analizzare profondamente le ragioni della sconfitta e dia un segnale immediato alla città. Per quello che mi riguarda, rassegnerò le dimissioni dalla segreteria cittadina e dal direttivo di sezione. Spero che questo mio gesto sia utile per aprire una nuova stagione e che chi, invece, ha tradito l’appartenenza al Pd, votando e facendo votare Leone, consegni la tessera».





Perché la proposta del centrosinistra è risultata soccombente nelle aree rurali della città?





«Questo dato va analizzato profondamente. Credo che le politiche regionali non sono percepite positivamente. Le nostre proposte sono risultate scontate. Noi siamo la coalizione che governa la Regione e per questo abbiamo il dovere di fare, altrimenti il mondo agricolo sarà sempre più sensibile alla protesta cavalcata ad arte dal centrodestra».





Nella giunta comunale presentata da Leone, ha trovato posto quale vice sindaco l'avvocato Enrico Bianco, già assessore nella giunta di centrosinistra guidata da Serafino Di Sanza. Cosa pensa?





«Enrico Bianco ed il suo gruppo di amici ha scelto di cambiare campo. Oggi è uomo del centrodestra. Almeno questo lo possiamo dire. Anche coloro i quali si nascondono nel civismo, devono essere coerenti e lavorare per quella causa, evitando di fare confusione. Il centrosinistra è altra cosa. Chi pensa di poterci cambiare, governando con il centrodestra non ha capito niente. Spetta a noi lavorare per rinnovare ed a noi costruire la proposta di governo per il futuro, facendo tesoro degli errori del passato. Ci aspetta una stagione calda».





Con la sconfitta alle primarie è sfumata la sua candidatura a sindaco. Ritenterà in futuro?





«Ho ricevuto tanti apprezzamenti nei modi e nella coerenza di fondo, che caratterizza la mia personalità politica. Per questo sono onorato e se oggi continuo a pensare che c’è bisogno di politica è perché la gente lo chiede. I cittadini sono contro la malapolitica, contro la casta ma voglio poter continuare a sperare che un futuro migliore è possibile. Io continuerò ad impegnarmi per questo. Oggi dai banchi dell’opposizione, domani non so. Un amico, giorni fa, mi ha detto, commentando la mia terza elezione a consigliere comunale di opposizione, che ho tempo per superare il record di Mario Arbia, consigliere storico di opposizione al Cavalier Nicola Montesano, a lui ho risposto che continuerò a svolgere il ruolo che i cittadini mi hanno assegnato, con dignità e onestà».





Lei è il coordinatore uscente della componente regionale del Pd, "Partecipazione democratica", è di oggi la notizia che avete deciso di scioglierla. Perché?





«L'ossificazione di componenti interne che perdono lo smalto della caratterizzazione politica e ideale per acquisire connotati di mera e gretta gestione in un ottusa logica di appartenenza, sono il mezzo, utilizzato per consolidare rendite di posizione a danno di un naturale rinnovamento della classe dirigente. Si seleziona la classe dirigente in base al grado di fedeltà che questa garantisce al sistema di filiera e molte volte a danno della qualità e della competenza. Su questo terreno non dobbiamo rinunciare a stare al passo con i movimenti, oggi i grillini, domani altro ancora. Il Pd, prima forza politica del Paese ha il dovere di guardare oltre, per non essere travolti dall’antipolitica. Per questo abbiamo deciso di lanciare l’ennesimo sasso nello stagno, determinati nel credere che è il tempo della politica con la "P" maiuscola».





Molti dicono che questa è una risposta alla sistematica marginalizzazione della vostra componente. È così?





«L’elaborazione politica, che produciamo all’interno del Pd, vuole rispondere alla richiesta incessante di cambiare gli attrezzi classici della politica stessa. Riteniamo che questa nostra iniziativa vada letta per quella che è. Vogliamo aprire una stagione nuova di attivismo politico, affermando la necessità di parlare non solo a noi, ma alle comunità, con i mezzi dell’oggi. Siamo convinti che così potremo incontrare, nel nostro percorso, esperienze che possano condividere con noi una stagione di protagonismo dal basso. Nell’era globale i pensieri viaggiano liberi e molto velocemente, la politica deve essere al passo. Concludo affermando che non ci sentiamo marginalizzati, ma impegnati ad affermare la buona politica».